Celui qui a mal tourné (G. Brassens)

Il povero assassino

Era da tempo immemore che
Non avevo pane per me,
Non mettevo nell’acqua il vinello
Né il carbone nel mio fornello.
I beccamorti pregustavan la gioia
Di vedermi stender le cuoia:
Il momento mio era arrivato…
Ed allor mi son ribellato.

Non andando per il sottile
Accoppai con un badile
Un tizio fatto d’oro colato
Con un colpo ben assestato.
Per me la giustizia arrivò lesta,
E alla sentenza si fece festa:
Carcere a vita mi fu comminato,
Così la colpa avrei espiato.

Ma questo rese scontenti dei tali,
Molti dei comuni mortali,
Che avevano già sentenziato
Che dovevo essere impiccato.
Senza indugio, immantinente,
Si preparava, ‘sta brava gente,
A contendersi un pezzo di corda,
Da tenere come ricordo.

Dopo un secolo fui buttato
Fuori prigione, fui scarcerato.
Dato che sono un sentimentale,
Tornai al quartiere natale:
A testa bassa, rasente il muro,
Sulle mie gambe malsicuro,
Certo che sarei stato disprezzato,
E forse anche in faccia sputato.

Invece, uno mi ha salutato,
Poi un altro mi ha parlato,
E un altro ancora ha voluto
Chiedermi della mia salute.
Capii allora che, in fondo in fondo,
C’è tanta gente brava in questo mondo,
E versai, senza pudore,
tutto il pianto che avevo in cuore.

Giuseppe Setaro ©2004


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