Le Grand Pan (G. Brassens)
Il grande Pan
Al tempo in cui il dio Pan regnava,
Gli ubriaconi eran protetti;
Numi e geni erano tanti
Che avanzavano barcollanti.
Se per le troppe coppe bevute
I bevitori eran belli e fatti,
C’eran quelli che quatti quatti
Contavano i tappi.
Anche il peggior vinello era centellinato,
Da Sileno o da Noé veniva distillato.
Il vino dava lustro persino ad un vigliacco,
E un misero inciuccato sembrava proprio Bacco.
Ma poi arrivò quel tale, guru universale:
Con la sua cricca, tutto occupò.
Lui mise tutti in riga e tutto riformò,
E dal cielo gli dèi cacciò.
Anche oggi avviene che la gente beve ancora
E il vino fa brillare le nostre facce smorte,
Ma gli dèi non ci proteggono più, tutto va storto:
Bacco è alcolizzato e il grande Pan è morto.
Quando una coppia d’innamorati
Erano intenti ad amoreggiare,
Tanti passanti emozionati
Si fermavano a sospirare.
Fin dall’alto dei Campi Elisi
Accorrevano spediti
Ad incitar gli amanti audaci
E a contarne i baci.
Anche un piccolo flirt veniva benedetto,
Da Venere e Cupido veniva protetto,
L’amore dava lustro persino a un rimbambito,
E la sua ganza sembrava quasi Afrodite.
Ma poi arrivò quel tale, guru universale:
Con la sua cricca tutto occupò.
Lui mise tutti in riga e tutto riformò,
E dal cielo gli dèi cacciò.
Anche oggi succede che i cuori battono ancora,
E la regola del gioco è la stessa per l’amore,
Ma gli dèi non ci proteggono più, tutto va storto:
Venere è una squillo e il grande Pan è morto.
E quando fatale suonava l’ora
Di avviarsi all’ultima dimora,
C’erano il genio, il nume e il saggio
Che ti rendevan l’estremo omaggio.
Si andava all’impero celeste
Come si va ad una festa:
Bisogna ammetter ch’era bello
Partire in battello.
Anche i morti sfigati venivano onorati
Da Plutone o da Caronte erano traghettati,
E anche all’ultimo gnocco l’anima era concessa,
E questa, com’è ovvio, in cielo era ammessa.
Ma poi arrivò quel tale, guru universale:
Con la sua cricca tutto occupò.
Lui mise tutti in riga e tutto riformò,
E dal cielo gli dèi cacciò.
Anche oggi succede che la gente muore ancora,
Ma la fossa è la sola nostra dimora:
Gli dèi non ci proteggono più, tutto va storto:
La morte è un grande lutto e il grande Pan è morto…
E uno degli ultimi dèi supremi, onnipotenti
Non sarà più a suo agio e non sarà contento.
Un bel giorno vedremo Cristo
Scendere dal Calvario e dire a denti stretti:
“Non mi metto più in gioco per questi poveretti!
Temo che la fine del mondo sarà triste”.
Giuseppe Setaro ©2004