LE MÉCRÉANT (G. BRASSENS)

Il Miscredente

Non c’è davvero al mondo nulla di più odioso
Di non credere in Dio ed esserne orgoglioso.

Vorrei aver la fede del mio ciabattino,
Beato come un papa, ma anche un po’ cretino.

Uno del mio palazzo, Blaise Pascal di nome,
Mi diede un consiglio che a me parve buono:

“Inginocchiati e prega, prega e poi vedrai
Che a forza di far finta, presto crederai”.

Con le rotule a terra, mi metto a recitare
Tante Ave Maria e poi a salmodiare:

In strada, nei caffè, in treno, in autobus
Tutti i De profundis e tutti gli Oremus.

Intanto fra le ortiche, per caso, io trovai
Un abito talare e presto lo indossai.

Tonsurato di fresco, con la chitarra in mano,
Parto ad indottrinare il genere umano.

M’imbatto in una frotta di devote beghine,
Che ben contente mi si stringono vicine:

“Padre, ci canti, prego, una santa canzone
Atta a favorir la nostra salvazione”.

La chitarra io prendo ben salda fra le braccia,
E canto “Il Gorilla” con qualche parolaccia.

Urlando: “Impostore, fellon, falso, infingardo”
Voglion farmi subir la pena di Abelardo.

Attratta dal baccano, la decana bigotta,
Si mette in mezzo a loro e così le rimbrotta:

“Vi sono tanti maschi che hanno un vizio perverso
Talché prendono sempre il sesso in senso inverso,

A chi le cose ha giuste, lasciamogliele stare,
Dato che sono ormai ben rare da trovare”.

Questo argomento tosto fece grossa impressione,
Mi fecero andar via con grande ovazione.

Verso la fede ormai non farò più un passo:
Son qui ad aspettarla fermo come un masso.

Io non ho mai ucciso, nemmeno mai stuprato,
Solo a diciassett’anni una volta ho rubato.

Se il Padre Eterno esiste, in fin dei conti sa
Ch’io non son peggio di chi la fede l’ha già.

Se il Padre Eterno esiste, in fin dei conti sa
Ch’io non son peggio di chi la fede l’ha già.

Giuseppe Setaro ©2002


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