Chanson pour l’Auvergnat (G. Brassens)

Canzone per il contadino lucano

Dedico a te questa canzone,
Contadino lucano che, semplicemente,
Mi regalasti un po’ di carbone
Quando il freddo era pungente;
Tu che mi desti un po’ di fuoco
Quando tutti i benpensanti,
Quelli che non chiamiamo gentaccia,
M’avean chiuso la porta in faccia…

Null’altro era che un po’ di calore,
Che il mio cuore riscaldò
E continua a scaldarmi ancora,
Come fosse un grande falò.
Tu, contadino, quando te ne andrai
E questo mondo lascerai,
Troverai il riposo eterno
Accanto al Padre Eterno.

Dedico a te questa canzone,
A te, ostessa che, semplicemente,
Mi desti qualche pezzo di pane
Quand’io morivo di fame;
Tu che mi apristi la tua dispensa
Quando tutti i benpensanti,
Quelli che non chiamiamo gentaccia,
M’avean chiuso la porta in faccia…

Null’altro era che un po’ di pane,
Ma oltre a placar la fame
Continua a scaldarmi il petto,
Come fosse un grande banchetto.
Tu, ostessa, quando te ne andrai
E questo mondo lascerai,
Troverai il riposo eterno
Accanto al Padre Eterno.

Dedico a te questa canzone,
A te sconosciuto che, semplicemente,
Il giorno in cui fui arrestato,
Mi sorridesti mestamente;
Tu che non mi hai umiliato
Quando tutti i benpensanti,
Ridevano ch’io fossi insultato,
E nel vedermi ammanettato.

Null’altro era che un po’ di miele
Ma mi aveva scaldato dentro
E continua a scaldarmi ancora,
Come fosse un sole ardente.
Tu, sconosciuto, quando te ne andrai
E questo mondo lascerai,
Troverai il riposo eterno
Accanto al Padre Eterno.

Giuseppe Setaro ©2005


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