LES COPAINS D’ABORD (G. BRASSENS)

I compagni miei

Non era, no, lo zatterone
Esposto al Louvre, era un barcone,
Che sia ben chiaro in tutti i porti,
Chiaro in tutti i porti:
Solcava acque ben tranquille,
Tra piovre, merluzzi ed anguille,
Ed imbarcava sempre e solo
I compagni miei.

Il suo fluctuat nec mergitur
Non era affatto letteratura,
Che piaccia o meno ai porta iella,
Piaccia ai porta iella
Il capitano e i marinai
Non avevan tradito mai:
Eran fidati e senza nei
I compagni miei.

Non emanavan chiara luce,
Sì come Castore e Polluce,
Gente di Sodoma e Gomorra,
Sodoma e Gomorra;
Da Montaigne e La Boétie
Non furon scelti, quelli lì,
Ma eran fidati e senza nei,
I compagni miei.

Non eran neanche angioletti,
I Vangeli non li avevan letti,
Ma a gonfie vele si volevan
Bene, si volevan bene.
Jean, Pierre, Paul e compagnia
Era la loro litania,
Il loro Credo e Agnus Dei,
Dei compagni amici miei.

Se la iella si presentava,
L’amicizia si rinsaldava
Ed indicava la buona rotta,
La buona rotta;
E quando eran sotto stress
E lanciavano S.O.S.,
No, non facevan piagnistei,
I compagni miei.

Quando insieme ci si trovava,
Il bidone non ci scappava:
Se qualcuno mancava a bordo,
È perché era morto,
E il buco in acqua che lasciava
Mai e poi mai si ricolmava:
Cent’anni dopo, porca malora,
Ci mancava ancora.

Quel battello, ve lo assicuro,
È il solo che ha tenuto duro,
Non virando mai di bordo,
Virando di bordo;
Solcava acque ben tranquille
Tra piovre, merluzzi ed anguille,
E si chiamava I compagni miei,
I compagni miei.

Giuseppe Setaro ©2005


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